lunedì 31 ottobre 2011

PROFICUO CONFRONTO TRA IL PD E IL MONDO CULTURALE MANTOVANO

MANTOVA. 
Si è svolto venerdì 28 ottobre a Mantova un importante confronto sui temi legati alla cultura, una ulteriore tappa nel percorso di confronto e di elaborazione promosso dal Partito Democratico.
L’evento, intitolato “Generatori di futuro”, verso gli Stati Generali della Cultura del PD, ha visto lo svolgimento di un ampio dibattito e confronto al quale hanno partecipato numerosi operatori e protagonisti del vasto e diversificato mondo culturale mantovano. L’evento si è svolto in Santa Maria della Vittoria.
Ha introdotto i lavori Vanni Marchetti della segreteria provinciale PD, a cui ha fatto seguito il saluto di Francesca Zaltieri, assessore provinciale alla cultura. A seguire il confronto aperto con  gli esponenti del mondo culturale mantovano che numerosi hanno preso la parola. Infine le conclusioni che erano affidate a Matteo Orfini, componente della Segreteria Nazionale del PD e  responsabile nazionale Cultura e Informazione. 
"Si è trattato di un proficuo e interessante confronto con il mondo della cultura mantovano - dice il segretario provinciale PD Massimiliano Fontana - Sono davvero stati tanti gli interlocutori che hanno accolto il nostro invito, segnalando quindi il nostro partito come soggetto credibile, offrendo una panoramica vasta sia per quanto riguarda lo stato di fatto e i problemi esistenti sia sul versante della prospettiva. Dopo i temi che abbiamo proposto ai piccoli-medi imprenditori, sui quali attiveremo iniziative specifiche, possiamo immaginare di concretizzare proposte emerse dal confronto dedicato ai temi della cultura.Naturalmente tutto questo nel solco di un lavoro costante che, dopo le numerose tornate elettorali di questi anni, deve irrobustire sempre più il PD mantovano nella sua funzione di forza tranquilla e di governo del territorio. Un partito che non sia solo comitato elettorale ma luogo di pensiero e, naturalmente, di azione. Un soggetto culturale esso stesso, come deve essere un partito nella storia europea".
Di seguito l'intervento di Vanni Marchetti della segreteria provinciale PD che ha introdotto i lavori.
"A nome del Partito Democratico ringrazio per la loro presenza cittadini, intellettuali, operatori, rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni locali, delle associazioni e delle imprese culturali mantovane che hanno accettato il nostro invito. In particolare rivolgo un saluto a Matteo Orfini, responsabile nazionale cultura del PD e a tutti coloro che da mesi operano nel partito e fuori da esso per fare, dell’incontro sugli Stati Generali della Cultura previsto in dicembre a Roma, un appuntamento che segni una svolta nell’attenzione della politica e del paese al mondo della cultura e del sapere.


 Saluto infine Paola Cortese e Luca Odini, che insieme a me e al segretario provinciale del partito, Massimiliano Fontana, hanno lavorato alla realizzazione di questo nostro appuntamento provinciale.
Sono giorni e mesi molto difficili per l’Italia. Non ci preoccupa solo la situazione economica in cui ci troviamo. Ad essa si aggiungono, sempre più fitte, le umiliazioni che subiamo in Europa e nel mondo. Il problema non è l’ironia di Sarcozy, ma l’evidenza con cui si manifesta oggi l’enorme distanza tra azioni di governo e interesse del paese, tra responsabilità politica e rispetto dei ruoli istituzionali, tra un paese che nel passato contribuiva a guidare i processi politici europei e che oggi, dopo essersi giocato la propria credibilità internazionale, vive in uno stato di sostanziale commissariamento. Pompei continua a crollare e l’Italia non ha dato prova di saper intervenire nemmeno in emergenza per salvaguardare un patrimonio simbolo della civiltà occidentale. La questione sta esattamente qui: come sapremo guardare con serietà, coerenza, coraggio e dignità - all’interno di una crisi europea ed internazionale - al nostro futuro, e come sapremo ricollocarci in Europa e nel mondo. L’Italia è la patria dell’arte, la capitale mondiale della cultura, un museo diffuso: sono espressioni ormai inflazionate che l’assenza di qualsiasi politica di sviluppo e anzi scelte di carattere depressivo stanno facendo diventare luoghi comuni (il bilancio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è passato in 10 anni da 2.386 a 1.350 milioni di €). Noi abbiamo un’altra idea di paese. Pensiamo cioè che il patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico, le azioni di conservazione e valorizzazione dei beni culturali, la produzione culturale contemporanea, la formazione, la produzione di cultura materiale, le nuove frontiere della creatività e della ricerca, le imprese e le industrie culturali e creative costituiscano un grande e unico sistema culturale e produttivo, che proponiamo di chiamare Sistema integrato della cultura, dei saperi e della creatività e che pensiamo dovrà essere uno dei principali ambiti strategici di investimento del paese. D’altra parte non sarebbe comprensibile il contrario, e cioè non considerare le potenzialità insite in un patrimonio sterminato di beni culturali materiali e immateriali; non considerare la visibilità dell’Italia, veicolata dalle grandi personalità della cultura, dell’arte, del design, della moda presenti nei musei, nei teatri e nelle capitali del mondo. Un vero e proprio giacimento petrolifero, di cui siamo tutti consapevoli, sul quale occorre fare un investimento in termini sia economici che politici attraverso un forte piano di riforme. Un giacimento culturale che si consumerà solo se – il caso Pompei ce lo insegna – sarà abbandonato a se stesso. L’Italia oggi è invece su un altro fronte, procede in un’altra direzione: per il governo le istituzioni culturali sono capitoli di spesa, passività, un’amara eredità della nostra storia. Non un settore da riformare in profondità ma da smantellare sistematicamente, anche con strumenti come la tassa sulla benzina, nel tentativo di rompere la solidarietà tra mondo della cultura e opinione pubblica. Noi non siamo per il mantenimento dello status quo e non rivendichiamo maggiori investimenti per la cultura quale unica soluzione per uscire da questa situazione depressiva. Anche da Mantova cerchiamo di dare il nostro piccolo contributo per proporre al paese un autorevole e concreto disegno riformatore. Con questo spirito indichiamo alcuni temi, all’ordine del giorno del dibattito nazionale, che costituiscono una piattaforma perché la discussione sia aperta e sappia coinvolgere l’ampia platea dei soggetti interessati: 1) occorre definire finalmente con chiarezza il ruolo dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, attribuendo loro competenze, risorse certe e precise modalità di reperimento delle stesse, valorizzando il sistema delle autonomie locali e favorendo nuove forme di sussidiarietà e partecipazione attiva e creativa da parte del mondo dell’economia e dell’impresa alla conservazione, valorizzazione e produzione di cultura; 2) occorre investire nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico e ambientale, materiale e immateriale, e nella creatività contemporanea. Sono due facce della stessa medaglia. Investendo in conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico e ambientale, noi rafforziamo l’identità del nostro paese nel mondo e facciamo crescere l’industria turistica. Investendo nella produzione culturale e nella creatività contemporanea invece proiettiamo l’Italia nella società della conoscenza e dell’innovazione. Il modello conservativo attrae i turisti, quello creativo e produttivo artisti, imprenditori culturali e produttori di conoscenza. Abbiamo bisogno di entrambi: per stare in piedi nell’epoca della globalizzazione e per offrire un futuro al paese attraverso i nostri talenti; 3) occorre mettere ordine al nostro sistema formativo, qualificarlo e agganciarlo alle più alte esperienze europee e non solo: 45 Accademie di Belle Arti, 57 Conservatori, 22 Istituti musicali pareggiati, 4 istituti superiori per le industrie artistiche e numerosissimi corsi universitari sono un grande investimento del nostro paese. Un investimento che stiamo disperdendo. Ed in assenza di sbocchi professionali qualificati il sistema si autoalimenta e si atomizza, producendo sempre più false aspettative nelle giovani generazioni; 4) occorre disegnare uno scenario a lunga scadenza e in questo arco di tempo programmare le azioni da compiere. Non ci possono essere vecchi privilegi da difendere ma riforme coraggiose da fare, che rompano incrostazioni clientelari e rendano più dinamico e produttivo il sistema culturale italiano. Non è solo necessario ritagliare più significativi investimenti nei bilanci dello Stato, delle Regioni o degli Enti Locali ma fare uno sforzo in più ridisegnando il federalismo fiscale ed il rapporto tra ente pubblico e impresa. Infine non è solo indispensabile difendere e rilanciare un settore nel quale lavorano ed operano migliaia di persone, spesso con un rapporto di lavoro precario e parziale, ma anzi far entrare nuove professionalità e competenze offrendo punti di riferimento certi che possano essere scelti quali investimenti a lunga scadenza. Noi siamo convinti, come dice Edgar Morin, che la cultura fornisce le conoscenze, i valori, i simboli che orientano le vite umane. E siamo altresì convinti che in quella che viene oggi definita la ‘nuova città dell’uomo’ le conoscenze, i valori e i simboli saranno gli strumenti essenziali per ricostruire quell’idea di comunità solidale cui anche il Partito Democratico mantovano sta lavorando. In una città e in una provincia come la nostra non si può trascendere da una storia e da una vocazione dettata dalla sua unità ambientale, monumentale, civica e storica. La città e l’intera comunità provinciale sono luoghi in cui in questi anni si sono realizzate politiche di coesione e di rete, che hanno rafforzato le nostre istituzioni culturali: i teatri, i musei, le biblioteche, gli archivi e il sistema turistico provinciale. Reti che costituiscono il tessuto di un’offerta culturale principalmente pubblica che ha saputo organizzarsi per qualificare i servizi ai cittadini. Reti che fungono da servizi di prossimità coordinati in sistemi provinciali che ne migliorano l’efficienza e la gestione. Le città di Mantova e Sabbioneta sono patrimonio mondiale dell’umanità. Mantova è stata protagonista di eventi di carattere nazionale ed internazionale che hanno segnato e segnano la vita culturale mantovana: mi riferisco alle grandi mostre, ai festival – a partire dal Festivaletteratura - alle stagioni musicali di Tempo d’Orchestra. Rispetto a ciò in questi anni abbiamo capito alcune cose: che c’è ancora molto da fare per facilitare la conoscenza e l’accesso del pubblico ai nostri beni culturali; che vale la continuità e la coerenza delle proposte culturali piuttosto che la loro saltuaria eccezionalità; che la dimensione di Mantova fa sì che città e provincia siano da intendersi come un unico sistema di accoglienza; che la qualità è contagiosa e viene premiata dal grande pubblico non solo quando si propone l’antico. Il territorio mantovano ha ottenuto un importante riconoscimento da Fondazione Cariplo, che ha deciso di finanziare ben due Distretti Culturali tra i sei sostenuti in Lombardia. Una grande sfida per il nostro territorio, impegnato a sperimentare così un nuovo rapporto tra ente pubblico e istituzione privata, con l’obiettivo di far incontrare cultura e impresa al fine di generare produttività ed economia. Una sfida nuova, che dobbiamo conoscere meglio ma che dobbiamo anche avere il coraggio di far nostra e replicare in altre forme. Il tema quindi del rapporto tra ente pubblico, fondazioni bancarie e imprese emerge oggi per la sua ancora precaria definizione. Così come precaria è la connessione con gli enti formativi, che a Mantova vedono la presenza di due importanti agenzie come l’Università e il Conservatorio. Infine le imprese culturali e le associazioni operanti nel territorio provinciale. Strutture che molto spesso agiscono in regime di sussidiarietà rispetto agli enti locali, che contribuiscono ad arricchire in maniera significativa l’offerta di cultura e di servizi con operatori capaci di muoversi con grande professionalità nei diversi settori della conservazione e valorizzazione di beni culturali e ambientali, delle arti performative, della comunicazione. Conoscenze, valori, simboli. L’indicazione di un ruolo centrale da affidare alla cultura per guardare al futuro del paese non sia intesa come un’idea velleitaria. Così facendo noi siamo e ci sentiamo anzi dentro la nostra storia, perché solo dentro questa storia noi abbiamo la possibilità di essere moderni.