mercoledì 25 gennaio 2012

SGARBOSSA, PD CASTELBELFORTE, REPLICA AI GIOVANI PADANI

Intendo rispondere ai Giovani Padani mantovani, che sulle colonne di questo giornale hanno espresso cordoglio, misto a dolore e rabbia, per il barbaro assassinio del vigile milanese Nicolò Savarino. Come Vigile – e in particolare come Vigile di Quartiere, com’era Nicolò –, prima ancora che come esponente politico del PD, intendo condannare pubblicamente la loro strumentalizzazione politica di questa gravissima tragedia, che coinvolge personalmente me e i miei colleghi, che giornalmente dobbiamo rapportarci con quei soggetti che la criminologia definisce “devianti”, quali zingari, accattoni, senza fissa dimora, stranieri non integrati che vivono di espedienti, ecc. Voglio parlar loro – ai giovani padani! – con estrema franchezza, nella speranza che essendo giovani non siano stati indottrinati, ma abbiano conservato quel minimo di autocritica che li spinga ad abbandonare certe ideologie, come quella che predica la diversità tra gli uomini fondata sull’appartenenza etnica o i comportamenti sociali. 

Premesso che in ciascuno di noi alberga un innato sentimento di vendetta e di rabbia che potrebbe scatenarsi in qualsiasi momento, e che in questo periodo di continui furti presso le abitazioni – anche a Castelbelforte sono aumentati in modo preoccupante! – io stesso a volte sarei tentato di portarmi a casa l’arma di servizio e sparare a chiunque abbia l’ardire di penetrarmi in casa per attentare alla tranquillità e incolumità della mia bambina, tuttavia compito delle istituzioni civili e dei rappresentanti politici dovrebbe essere proprio quello di reprimere tali istinti, alimentando nel contempo la fiducia nella capacità di risposta degli apparati statali costituiti (la Magistratura, in primis) E qui, cari giovani padani, sta il vero problema! Troppo spesso in Italia i colpevoli non vengono puniti, ovvero non vengono puniti adeguatamente! Manca quella che tecnicamente si chiama la certezza della pena! A mio personale parere, poi, la pena non dovrebbe avere finalità solo rieducative, come prevede la Costituzione (magari con corsi di ceramica e di teatro!), ma ammesso e non concesso che taluni “malviventi” siano recuperabili, la pena dovrebbe anche tendere alla riparazione del danno. E allora, per essere ancora più esplicito, cari padani, mi piacerebbe vedere che chi ha ucciso il mio collega di Milano, la cui perdita non potrà mai essere compensata da nessuna somma di danaro, sia tuttavia obbligato a lavorare nelle patrie galere, o in colonie penali, per tutto il tempo necessario al fine di risarcire il danno economico e morale patito dalla famiglia di Nicolò Savarino. Ma questa dura pena – cari padani – io la auspico sia per lo “zingaro” responsabile di questa barbara uccisione, sia per qualsiasi altro vigliacco assassino appartenente a qualsiasi etnia, compresa quella italiana, che si rendesse autore dello stesso comportamento criminale. Ecco la differenza tra noi: io credo nell’uguaglianza, anche della pena, questi “padani” no! Ma ho fiducia che voi Giovani Padani, dopo questa mia dolorosa lettera, possiate ancora ravvedervi!
 Fabrizio Sgarbossa - Segretario Circolo PD Castelbelforte