Riavvicinare le nuove
generazioni alla partecipazione politica e dar loro spazio è il tema del
dibattito “Giovani e Politica. Ricucire
le distanze”, organizzato ieri (venerdì 3/11) a Gonzaga da Federazione Provinciale del Partito
Democratico e Giovani Democratici.
Tanti i ragazzi in sala - una quarantina per la maggior parte tra i 18 e i 30
anni - che hanno partecipato all’incontro introdotto da Antonella Bernardelli
(circolo PD Gonzaga) e moderato dalla Segretaria Provinciale PD Antonella
Forattini, con ospiti Elena Bonetti della Segreteria Nazionale di Matteo Renzi
e Beatrice Benaglia, Segretaria dei Giovani Dem di Mantova.
“I giovani di oggi non sono apatici, anzi.
– ha esordito Elena Bonetti - Lo vedo tutti i giorni nella
mia professione di docente universitaria e l’ho sperimentato in tanti anni di
attività negli scout. Hanno energie e passioni e, soprattutto, un incredibile
spirito di resilienza. Non hanno ideologie, ma idee e ideali a cui va data
voce. C’è bisogno di un nuovo patto
generazionale in cui le generazioni più mature accettino di fare delle
rinunce a favore delle classi più giovani. E, poi, bisogna cambiare il modo
della partecipazione politica rendendolo più adatto alle nuove generazioni”.
In che modo,
quindi, i Millennials possono essere un valore per il Partito Democratico?
“Innanzitutto, perché siamo “nativi del
PD” – ha detto Beatrice Benaglia
– Visto che non abbiamo un passato in altri partiti, la nostra generazione
aiuta a concentrarsi sugli argomenti e non su persone e ruoli. E, poi, siamo italiani ma anche europei e il Partito
Democratico ha bisogno di un forte senso europeista che non sempre è presente
nei più “anziani””.
Partito
Democratico che, però, “non sempre ha saputo ascoltare le richieste di ventenni
e trentenni – ha fatto autocritica Antonella
Forattini – Il “no” al referendum costituzionale dell’anno scorso è stato
un chiaro messaggio. Abbiamo fatto tante
riforme a favore delle nuove generazioni, ma a volte in modo troppo veloce
perché potessero essere capite subito”.
Una lettura
confermata anche dai ragazzi nel pubblico: “Le riforme andavano fatte vent’anni
fa quando le cose andavano bene, ma tocca a noi oggi – ha detto una giovane
ricercatrice – La percezione, però, è che gli effetti inizino a vedersi: sento
più amici che trovano lavoro e ci sono molti più concorsi pubblici”. “Si sono
fatti errori, ma anche risultati – ha detto uno studente ventunenne – Personalmente
penso che la riforma costituzionale fosse valida. Quando si dice “no”, però,
bisognerebbe anche assumersene la responsabilità”.