lunedì 6 novembre 2017

GIOVANI E POLITICA: SERVE UN NUOVO PATTO GENERAZIONALE



Riavvicinare le nuove generazioni alla partecipazione politica e dar loro spazio è il tema del dibattito “Giovani e Politica. Ricucire le distanze”, organizzato ieri (venerdì 3/11) a Gonzaga da Federazione Provinciale del Partito Democratico e Giovani Democratici. Tanti i ragazzi in sala - una quarantina per la maggior parte tra i 18 e i 30 anni - che hanno partecipato all’incontro introdotto da Antonella Bernardelli (circolo PD Gonzaga) e moderato dalla Segretaria Provinciale PD Antonella Forattini, con ospiti Elena Bonetti della Segreteria Nazionale di Matteo Renzi e Beatrice Benaglia, Segretaria dei Giovani Dem di Mantova.

I giovani di oggi non sono apatici, anzi. – ha esordito Elena Bonetti - Lo vedo tutti i giorni nella mia professione di docente universitaria e l’ho sperimentato in tanti anni di attività negli scout. Hanno energie e passioni e, soprattutto, un incredibile spirito di resilienza. Non hanno ideologie, ma idee e ideali a cui va data voce. C’è bisogno di un nuovo patto generazionale in cui le generazioni più mature accettino di fare delle rinunce a favore delle classi più giovani. E, poi, bisogna cambiare il modo della partecipazione politica rendendolo più adatto alle nuove generazioni”.

In che modo, quindi, i Millennials possono essere un valore per il Partito Democratico? “Innanzitutto, perché siamo “nativi del PD” – ha detto Beatrice Benaglia – Visto che non abbiamo un passato in altri partiti, la nostra generazione aiuta a concentrarsi sugli argomenti e non su persone e ruoli. E, poi, siamo italiani ma anche europei e il Partito Democratico ha bisogno di un forte senso europeista che non sempre è presente nei più “anziani””.



Partito Democratico che, però, “non sempre ha saputo ascoltare le richieste di ventenni e trentenni – ha fatto autocritica Antonella Forattini – Il “no” al referendum costituzionale dell’anno scorso è stato un chiaro messaggio. Abbiamo fatto tante riforme a favore delle nuove generazioni, ma a volte in modo troppo veloce perché potessero essere capite subito”.


Una lettura confermata anche dai ragazzi nel pubblico: “Le riforme andavano fatte vent’anni fa quando le cose andavano bene, ma tocca a noi oggi – ha detto una giovane ricercatrice – La percezione, però, è che gli effetti inizino a vedersi: sento più amici che trovano lavoro e ci sono molti più concorsi pubblici”. “Si sono fatti errori, ma anche risultati – ha detto uno studente ventunenne – Personalmente penso che la riforma costituzionale fosse valida. Quando si dice “no”, però, bisognerebbe anche assumersene la responsabilità”.